Palazzina degli angeli
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Il signorile palazzo da reddito sorse su un’area allora prospiciente la piazza d’Armi, assolvendo alle ambizioni e al desiderio di aderire all’Arte Nuova dei fratelli Achille e Giuseppe Besozzi, titolari di un’attiva impresa di costruzioni ed entrambi ancorati a propensioni di gusto simbolista storicistico. La progettazione fu assunta dallo stesso Giuseppe Besozzi, amico e collega di Fenoglio e, come il fratello, convinto estimatore dell’opera condotta dall’Aemilia Ars, con la quale erano entrati in contatto durante l’esposizione del 1902. Il giovane Giulio Casanova, allievo della “nuova scuola bolognese di decorazione”, appena giunto a Torino fu incaricato di predisporre alcuni disegni per fregi pittorici da realizzarsi ad affresco su facciata e atrio. La loro esecuzione venne di fatto limitata alla sola facciata, dove assunsero funzioni di fascia marcapiano e di cromatico coronamento, inserendosi tra raffaellesche neorinascimentali e ghirlande, nastri, rose, teste medusee e mascheroni in pietra artificiale desunti dal lessico Art Nouveau.
I pittori Perachini e Mossello affrescarono le pareti dello spettacolare scalone elicoidale e le restanti decorazioni spettano a Pietro Quadri, che eseguì gli ornati in getto, mentre le ditte Gariglio e Guaita crearono i ferri lavorati. Lo scultore simbolista filobistolfiano Giuseppe Realini plasmò sui prospetti lo Svolgersi della vita dalla nascita alla morte in rapporto al tempo, dall’alba al tramonto, che parrebbe voler gareggiare con la coeva ornamentazione ideata da Vandone nel vicino Palazzo Maffei, senonché solo Casa Besozzi è presto balzata agli onori della notorietà, pubblicata sull’autorevole periodico «L’Architettura Italiana». Maria Grazia Imarisio
Caratteristiche
- Edificio privato
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