Abiti sontuosi usciti dalle migliori sartorie, piume leggere, affiches vivaci che pubblicizzano liquori, riviste e grandi magazzini insieme a dipinti, disegni e sculture. Sarà questo il mondo che accoglierà i visitatori di “Liberty. L’arte dell’Italia moderna”, la grande esposizione ospitata a Palazzo Martinengo dal 24 gennaio al 14 giugno 2026. Una retrospettiva che racconta lo stile Liberty nelle sue molteplici declinazioni, dalla pittura alla scultura, dall’architettura alla fotografia, fino ai primi esperimenti cinematografici, testimoniando la vitalità di un gusto che tra fine Ottocento e inizio Novecento seppe trasformare le arti visive e la società.
Il Liberty, che in Europa prese nomi diversi – Art Nouveau in Francia, Modern Style in Inghilterra, Jugendstil in Germania, Sezession in Austria – in Italia trovò una via autonoma, diventando lo “stile floreale”, con linee morbide e motivi naturali che divennero simbolo di modernità ed eleganza. La mostra, curata da Davide Dotti, Anna Villari e Manuel Carrera e organizzata dall’Associazione Amici di Palazzo Martinengo, offrirà un itinerario che avvolge il pubblico nelle atmosfere raffinate di un’epoca segnata da cambiamenti profondi, non solo artistici ma anche sociali.
Oltre cento le opere esposte, provenienti in gran parte da collezioni private e da prestigiose istituzioni come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, la Galleria Nazionale di Parma e i Musei Civici di Udine. Un nucleo che richiama le grandi esposizioni italiane di inizio Novecento, dalle prime Biennali di Venezia all’Esposizione internazionale d’Arte decorativa moderna di Torino del 1902, fino alla grande rassegna di Roma del 1911.
Il percorso sarà articolato in otto sezioni tematiche. Tra i protagonisti spiccano i dipinti di Vittorio Matteo Corcos, Gaetano Previati, Plinio Nomellini, Ettore Tito, Amedeo Bocchi e Cesare Tallone, insieme alle sculture di Leonardo Bistolfi, Libero Andreotti ed Edoardo Rubino. Una sezione speciale sarà dedicata al cinema delle origini e al nascente fenomeno del divismo, con immagini e filmati che raccontano la nuova icona femminile.
Accanto alle arti maggiori, il Liberty sarà evocato anche attraverso oggetti che ne hanno diffuso il linguaggio nella vita quotidiana: affiches firmate da grandi illustratori come Carpanetto, Dudovich e Metlicovitz, ceramiche raffinate ispirate alla natura create da Galileo Chini, e abiti femminili che restituiscono il fascino di una moda ricercata e teatrale.
La mostra promette così di restituire lo spirito di un’epoca in cui l’arte cercava di entrare in ogni aspetto della vita, rendendo la bellezza un’esperienza totale.