Parigi ritrova il suo gioiello architettonico
Parigi celebra la rinascita di uno dei suoi simboli architettonici più rappresentativi: il Grand Palais. Dopo quattro anni di intensi lavori di restauro, l’imponente edificio di vetro e acciaio, originariamente costruito per l’Esposizione Universale del 1900, riapre ufficialmente le porte al pubblico. Un investimento monumentale da 500 milioni di euro ha reso possibile il recupero e la trasformazione di un complesso che copre ben 72.000 metri quadrati, con l’obiettivo dichiarato di proiettarlo nel futuro: “È pronto per i prossimi cento anni”, ha dichiarato François Chatillon, responsabile del progetto e architetto capo dei monumenti storici.
L’apertura è stata inaugurata con le nuove mostre curate dal Centre Pompidou, che presto chiuderà temporaneamente per affrontare a sua volta un lungo restauro, previsto per la primavera del 2026. Il ritorno del Grand Palais non è solo un traguardo simbolico per la città di Parigi, ma rappresenta anche una tappa fondamentale nella sua metamorfosi architettonica e culturale.
Il restauro, affidato allo studio Chatillon Architectes, è stato descritto come un’impresa titanica, condotta in tempi serrati per essere parzialmente pronta in occasione dei Giochi Olimpici del 2024. Tuttavia, solo ora, con la quasi completa conclusione del cantiere – la fine definitiva è attesa per ottobre 2025 – si può apprezzare appieno il risultato finale. Uno degli interventi più significativi è stato il ripristino della spazialità originale: sono state rimosse le pareti divisorie aggiunte nel corso del Novecento, restituendo alla struttura la sua apertura e imponenza originaria.
Il visitatore di oggi viene accolto da uno spazio rinnovato e arioso, dove la luce filtra nuovamente attraverso le grandi superfici vetrate, creando un’atmosfera vibrante e dinamica. La grande “Nef” – la navata centrale del palazzo – torna protagonista, insieme alla nuova “place centrale”, oggi accessibile anche senza biglietto, e al Palais de la Découverte, uno dei poli scientifici del complesso. Il dialogo tra i vari elementi architettonici è stato sapientemente ristabilito, favorendo una lettura fluida e armoniosa degli spazi.

Particolare attenzione è stata data anche all’aspetto cromatico. L’interazione tra il verde delle colonne e della scala in stile Art Nouveau e i toni caldi dei pavimenti – rosa, corallo – crea un effetto avvolgente e raffinato, che si riflette anche negli arredi su misura disegnati da Atelier Senzu. Il progetto cromatico è stato pensato non solo per esaltare la bellezza intrinseca dell’edificio, ma anche per conferirgli un’identità visiva contemporanea, pur nel rispetto della sua eredità storica.
Ma il restauro del Grand Palais non è stato solo una questione estetica. È stato, soprattutto, un intervento tecnico di altissima complessità, spesso invisibile agli occhi del pubblico. Dietro le nuove superfici si cela un’imponente opera di consolidamento strutturale e di adeguamento alle normative di sicurezza, accessibilità e sostenibilità ambientale. “Abbiamo restituito al monumento enormi potenzialità e una straordinaria flessibilità”, ha spiegato Chatillon. “La struttura è ora pronta ad accogliere eventi di ogni genere, dalle esposizioni artistiche alle manifestazioni pubbliche, con la capacità di adattarsi nel tempo a nuovi scenari culturali e tecnologici.”
La filosofia del progetto è stata guidata da un delicato equilibrio tra conservazione e innovazione. L’intento non era semplicemente quello di restaurare un monumento, ma di trasformarlo in una piattaforma culturale viva, in grado di parlare al presente e al futuro. Ogni scelta progettuale è stata guidata dall’idea di salvaguardare l’anima del Grand Palais, senza tradirne lo spirito originario impresso dai suoi quattro architetti fondatori – Henri Deglane, Albert Louvet, Albert Thomas e Charles Girault – ma reinterpretandolo alla luce delle sfide del XXI secolo.
La riapertura del Grand Palais assume così anche un valore simbolico e politico. La sua rinascita anticipa infatti un’altra grande sfida affidata allo studio Chatillon: il restauro del Louvre, un cantiere altrettanto monumentale che prenderà il via nell’autunno del 2026, fortemente voluto dal presidente Emmanuel Macron.
Oggi, il Grand Palais non è più solo un monumento del passato, ma una struttura proiettata nel futuro, pensata per accogliere il cambiamento e continuare a essere un fulcro di cultura, scienza e bellezza nel cuore di Parigi. Un’opera che, nella sua rinnovata monumentalità, non dimentica le proprie radici, ma le rilancia verso il domani.





