Mirandola si prepara a riabbracciare uno dei suoi simboli più riconoscibili: il chiosco Liberty di Piazza Mazzini, che dopo un accurato restauro tornerà a essere luogo di incontro e socialità. L’inaugurazione è fissata per sabato 20 settembre alle ore 18, quando lo storico manufatto aprirà le sue porte con una nuova veste sotto il nome di “Chiosco 1906”.
Dalle origini modenesi alle polemiche della Belle Époque
Il chiosco fu progettato nel 1906 dall’architetto modenese Gustavo Zagni, figura eclettica attiva tra fine Ottocento e primi decenni del Novecento. A commissionarne la costruzione fu Michele Schiavoni, commerciante e imprenditore che in seguito si sarebbe distinto anche nel settore della distilleria. Realizzato in ferro battuto e rame, il chiosco nacque come punto di ristoro in Piazza Tassoni a Modena, in sostituzione di una precedente struttura in legno.
Fin dall’inizio suscitò vivaci discussioni: molti ne ammiravano le forme Liberty e l’eleganza innovativa, ma non mancavano voci critiche, che lo consideravano sproporzionato e in contrasto con i monumenti della piazza. Le polemiche portarono, dopo una lunga disputa istituzionale e culturale, al suo trasferimento in Piazza Grande, dove rimase per oltre vent’anni diventando parte integrante della vita cittadina.
Il trasferimento a Mirandola
La parabola modenese si concluse nel 1931, poco dopo la morte del suo ideatore. Tre anni più tardi, nel 1934, il chiosco trovò nuova collocazione a Mirandola, grazie a Carolina Leonilde Gavioli. Qui sostituì un vecchio chiosco in legno e venne destinato a edicola, attività che mantenne per quasi ottant’anni. In quel periodo divenne punto di riferimento quotidiano, attraversando diverse gestioni familiari e accompagnando generazioni di cittadini, dai lettori di fumetti ai collezionisti di figurine.
Dal sisma alla rinascita
Il terremoto del 2012 segnò una brusca interruzione della sua storia: la struttura, seppur ancora integra, fu transennata e lasciata inutilizzata. Nonostante l’abbandono, il chiosco continuava a rappresentare un simbolo identitario, una presenza silenziosa che evocava la vitalità perduta della piazza.
Oggi, a distanza di oltre dieci anni, grazie all’impegno dell’imprenditore mirandolese Gianmarco Budri, la struttura è stata sottoposta a un attento restauro conservativo che ne ha recuperato l’originale eleganza Liberty, con l’obiettivo di restituirla alla comunità in una veste nuova.
Una nuova funzione per il “salotto” cittadino
Con la sua rinascita, il Chiosco 1906 abbandona la funzione di edicola per trasformarsi in spazio di ristoro e convivialità. L’offerta spazierà dall’aperitivo alla piccola ristorazione, con l’intento di valorizzare qualità e tradizione, creando un punto di ritrovo moderno ma legato alla memoria storica del luogo.
La riapertura avviene in un momento simbolico: Piazza Mazzini, con il palazzo comunale ormai in fase di completamento dopo i restauri post-sisma, torna a configurarsi come il cuore sociale e culturale di Mirandola. E il chiosco, a quasi 120 anni dalla sua progettazione, diventa emblema della resilienza di una comunità che, pur ferita, non ha mai smesso di credere nella propria identità.


