VENETO e FRIULI-VENEZIA GIULIA. Lo stile Liberty

25 Giu

L’architettura della regione veneta, pur non godendo di una documentazione esaustiva, presenta numerosi esempi di edifici in stile Liberty, distribuiti tra le principali città della zona. In particolare, la progettazione architettonica di alcuni edifici, come la stazione di Asiago, esemplifica l’approccio modernista, mentre a Bolzano, in via Leonardo da Vinci, si trova una scuola che integra motivi decorativi zoomorfi e fitomorfi in una linea sobria e modernista. A Gorizia, viale Italia ospita un’abitazione che riprende il gusto secessionista, mentre a Padova, l’Antonianum, un pensionato universitario progettato da Gino Peressuti tra il 1904 e il 1906, si distingue per la sua maestosità e per l’integrazione di elementi liberty nella decorazione, anche se il corpo centrale mostra una novità stilistica rispetto ai fabbricati annessi. Questi ultimi, infatti, si rifanno a linee massicce e ampie che richiamano la tradizione ottocentesca locale, creando un contrasto visibile con la parte centrale del complesso, dove si nota una maggiore ricercatezza.

A Padova, inoltre, in via Rialto, si trova una casetta a tre piani con balconi curvilinei e una porta a farfalla, che riflette un interesse per il design decorativo del periodo. Un altro esempio significativo è l’Esposizione Nazionale del 1903, progettata da Raimondo D’Aronco, che riprende temi già sviluppati nella manifestazione di Torino, con un’architettura che, pur nella sua severità, è arricchita da dettagli decorativi elaborati. Il Palazzo delle Belle Arti di D’Aronco, sebbene più modesto rispetto alle opere precedenti, mantiene un carattere distintivo attraverso l’uso di una struttura muraria imponente e di un arco riccamente decorato che si sviluppa all’interno del padiglione.

Valdagno, nella provincia di Vicenza, ospita un edificio progettato da A. Negri nel 1920, un esempio di residenza a due piani che conserva elementi decorativi tipici del Liberty, con motivi floreali e dettagli architettonici che ricordano la tradizione, sebbene la casa non spicchi per grandezza o innovazione. A Venezia, tuttavia, il rinnovamento artistico e architettonico fu ostacolato da una serie di circostanze storiche e teoriche che ritardarono l’introduzione di architetture moderne nel centro storico. Le influenze della cultura tradizionale veneziana furono predominanti, ma le nuove esperimentazioni furono comunque presenti, in particolare nelle zone del Lido, dove l’architettura nuova si mescolava a stili decorativi più tradizionali, in una fusione spesso superficiale che cercava di rispondere alle esigenze di una committenza aristocratica e borghese. In questo contesto, la città di Venezia rimase, fino alla metà del secolo, un luogo di resistenza alle innovazioni architettoniche moderne.

Nonostante la difficoltà di trovare un linguaggio architettonico veramente moderno, alcuni architetti come Guido Sullam e Giuseppe Torres cercarono di applicare le tendenze moderne in contesti tradizionali, con risultati che, sebbene raffinati e significativi, non ebbero l’impatto che avrebbero potuto avere in un contesto più ricettivo. Sullam, ad esempio, pur cercando di introdurre il modernismo, si adattò alla tradizione veneta, realizzando ville e interventi che riflettevano più una visione intellettualistica della modernità che una vera rottura con il passato.

Giuseppe Torres, impegnato nella progettazione di case residenziali e nel restauro di edifici monumentali, si concentrò soprattutto sulla ricerca di soluzioni moderne e personali, come dimostrano le sue ville al Lido, sebbene i suoi progetti non si concretizzarono mai completamente. Torres cercò di allontanarsi dalle forme tradizionali, ma le sue opere rimasero ancorate a un linguaggio architettonico che non riuscì a sfidare davvero le convenzioni del tempo.

L’influenza della Secessione viennese e dello stile Liberty si riflette anche nelle opere di altri architetti, come Giuseppe Berti e Mario de Maria, che si cimentarono con il gotico veneziano e il bizantino, integrando elementi decorativi ispirati alla natura e alla tradizione. Tuttavia, queste sperimentazioni furono spesso temperate da un forte legame con il passato, come nel caso della palazzina Stern sul Canal Grande o dei progetti di Giovanni Sardi, che riprendevano in chiave moderna gli stili storici veneziani.

Anche l’ingegner Corrado Rubens e altri architetti del Lido contribuirono alla realizzazione di villette e piccoli edifici decorati con elementi floreali, archi e motivi geometrici, che, pur nella loro semplicità, rispondevano alla crescente domanda di modernità in un contesto prevalentemente tradizionale. Questi edifici, pur non essendo opere di grande innovazione strutturale, rappresentano una fase di transizione verso il moderno, mantenendo un equilibrio tra il decorativismo floreale e una ricerca di nuove soluzioni estetiche.

In Vicenza, la diffusione del Liberty fu limitata, ma alcuni esempi significativi, come la villa Beltrame e il Teatro Comunale di Thiene, mostrano l’influenza delle tendenze moderniste italiane, anche se in forma mitigata da un sottile legame con il passato neoclassico. L’architettura vicentina, pur accogliendo alcuni spunti della modernità, rimase sostanzialmente ancorata a forme tradizionali, come dimostra la persistenza di decorazioni floreali e l’uso di materiali locali, tra cui la pietra tenera. La città, nel suo sviluppo, non sperimentò una vera trasformazione urbanistica, con il Liberty che si inserì principalmente in piccole ville e residenze borghesi, senza alterare significativamente l’assetto urbano tradizionale.

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