CALABRIA LIBERTY: caratteristiche, protagonisti e contesto storico

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25 Giu

Il fenomeno del Liberty nell’architettura calabrese si manifestò in forma complessivamente ritardata rispetto ad altre aree d’Italia, assumendo caratteristiche specifiche legate al contesto culturale e sociale locale. In particolare, la città di Reggio Calabria rappresenta un caso emblematico, dove l’affermazione dello stile Liberty avvenne principalmente in seguito alla ricostruzione post-terremoto del 1908, con una fase di maggiore intensità a partire dal 1910 e uno sviluppo che si protrasse fino agli anni Trenta del Novecento¹.

Diversamente, Catanzaro conobbe manifestazioni più precoci di questo linguaggio architettonico. Un esempio rilevante è offerto dalle sale del “Club”, decorate da Alfonso Frangipane, che mostrano l’influsso diretto della scuola siciliana e degli illustri esempi dell’Art Nouveau palermitana².

Il Liberty reggino, oltre a essere tardo, presenta caratteristiche che lo avvicinano a quello definito “para-Liberty”, tipico delle province meridionali e delle aree costiere. Si tratta di uno stile che si distingue per la sua moderazione formale, con scarse concessioni all’eleganza floreale di matrice francese, e un più marcato orientamento verso modelli della Secessione viennese, già ben rappresentati a Bari e Napoli³. Questo approccio trovò ampia applicazione soprattutto negli edifici destinati al ceto impiegatizio o alle classi popolari, confermando una dimensione urbana e funzionale del Liberty calabrese.

Tra i principali protagonisti del Liberty calabrese si distinguono architetti quali Giuseppe Zani, Giuseppe De Nava, Antonio Cimino e Antonio Barbaro, i cui progetti contribuirono in maniera determinante alla definizione del volto urbano delle città calabresi nel primo Novecento⁴. Particolarmente significativo fu anche l’intervento di Ernesto Basile, figura di spicco del Liberty italiano, autore del progetto per il Palazzo di Città di Reggio Calabria, presentato in due versioni nel 1911 e nel 1913, e realizzato solo dopo la fine della Prima Guerra Mondiale⁵.

Purtroppo, una parte consistente di queste architetture è andata perduta a causa delle demolizioni avvenute dopo il 1930, che hanno compromesso la lettura integrale del panorama Liberty calabrese⁶.

  1. Cfr. C. Arnone Sipari, Il Liberty nel Sud d’Italia, Roma, Gangemi Editore, 2008, pp. 113-115.
  2. Sulla figura di Frangipane e le sue decorazioni, si veda F. Lojacono, Il Liberty in Calabria, Catanzaro, Rubbettino, 1994, p. 42.
  3. Si veda G. Dalla Negra, Architetture del primo Novecento in Italia meridionale, Milano, Electa, 2002, pp. 88-91.
  4. Cfr. R. Rinaldi, Architetti e ingegneri in Calabria tra Otto e Novecento, Cosenza, Edizioni Pellegrini, 2010, pp. 134-145.
  5. Per il progetto del Palazzo di Città, si veda M. Giuffrè, Ernesto Basile: tra Roma e Palermo, Palermo, Sellerio, 1987, pp. 159-160.

Un’analisi dettagliata delle demolizioni è in G. Nicotera, Memorie urbane: la scomparsa del Liberty calabrese, Reggio Calabria, Laruffa Editore, 2005, pp. 201-205.

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