Nel contesto del Piemonte, il movimento Liberty raggiunse un apice significativo all’inizio del XX secolo, precisamente con l’inaugurazione dell’Esposizione internazionale di arte decorativa ed industriale a Torino, il 10 maggio 1902. Questa esposizione, concepita dal scultore Leonardo Bistolfi e dal critico Enrico Thovez, si configurò come un evento centrale che catalizzò le più genuine espressioni artistiche della corrente Art Nouveau in Europa, delineando un’importante sintesi delle tendenze artistiche emergenti. Essa non solo favorì il confronto tra le produzioni artistiche internazionali, ma divenne anche un momento di riflessione sul rapporto tra arte decorativa e architettura italiana rispetto a quelle estere, permettendo l’emergere di una nuova consapevolezza culturale che tentava di superare il provincialismo dell’epoca.
L’importanza dell’esposizione si estese ben oltre il piano estetico, implicando una visione filosofica che mirava alla democratizzazione dell’arte. Bistolfi, durante un discorso tenuto per conto dell’Università Popolare di Torino, ribadiva l’esigenza di socializzare il sentimento dell’arte, rendendolo accessibile a tutti, e riconoscendo la sua funzione trasformativa nella vita quotidiana, come strumento di elevazione culturale e spirituale. Tuttavia, pur riconoscendo la sincerità degli intenti, emerge un contrasto tra gli ideali razionalistici e le influenze decorative che, nei fatti, sfociarono spesso in soluzioni eccessivamente floreali, a volte prive di funzionalità strutturale, come evidenziato dalle opere di Raimondo d’Aronco e dalle sue strutture temporanee create per l’Esposizione.
Nonostante la limitata capacità di intervento sulle città, soprattutto per la committenza borghese che orientava i progetti, l’architettura Liberty torinese si caratterizzò per una certa coerenza stilistica e per un impegno nella ricerca di una nuova estetica. L’opera di Pietro Fenoglio si distinse per la sua originalità, sviluppando una variante della corrente di Horta con un linguaggio distintivo. Tra le sue realizzazioni più significative, la villa Scott e la casa che costruì per sé stesso in corso Francia, segnano un percorso stilistico che riflette il dinamismo e la ricerca di una sintesi tra funzionalità e decorazione. Fenoglio fu anche determinante per la diffusione del linguaggio Liberty in altre aree, come nella riviera ligure, grazie alla sua collaborazione con altri architetti come Gussoni, il quale a sua volta sviluppò le lezioni di Fenoglio in altre regioni italiane.
L’architettura torinese di inizio Novecento vide anche la partecipazione di Alfredo Premoli, che contribuì a rinnovare l’estetica Liberty applicandola in ambito industriale, come nella costruzione di edifici per la Fiat e nella progettazione di alberghi come quello di via Donizetti. Tuttavia, con l’avanzare del decennio, emerse un progressivo cambiamento nelle tendenze artistiche, in particolare con l’influenza di stilisti come Hoffmann, che spostarono l’accento verso una sintesi più funzionale e lineare, visibile, ad esempio, nelle opere di Betta e Ballatore di Rosana.
La diffusa influenza del Liberty in Piemonte non si limitò a Torino, ma si estese anche ad altre città e aree industriali come Biella, dove l’architettura si adattò alle esigenze della crescente industria tessile, manifestando una netta distinzione tra edifici residenziali e industriali. In queste zone, la presenza dell’Art Nouveau fu spesso subordinata alla funzionalità, e l’eclettismo stilistico divenne una caratteristica dominante, come si può osservare nelle case di Cossato o nel Lanificio Zegna di Trivero. A livello più locale, in piccoli paesi come Rosazza, il Liberty si tradusse in una reinterpretazione della tradizione architettonica esistente, dando vita a villaggi artificiali caratterizzati da una commistione di stili, ma spesso priva di coerenza ideologica e formale.
In altre zone come il Biellese, il Liberty venne adottato principalmente come un’idea decorativa, con l’architettura destinata a esprimere il gusto della borghesia vacanziera piuttosto che rappresentare un’evoluzione culturale e sociale. Tuttavia, alcuni esempi, come quelli presenti nelle valli circostanti, riuscirono a sintetizzare in modo più coerente il linguaggio Liberty con la realtà locale. La villa di Coazze di Gribodo e le costruzioni nel Biellese evidenziano un approccio più personalizzato e innovativo, pur in contrasto con l’estetica più rigida e formale che dominava in altri contesti.
In generale, la diffusione del Liberty in Piemonte rappresenta una fase di transizione culturale, dove l’ideologia borghese si riflette in una reinterpretazione dello stile europeo, che si adatta alla realtà locale, talvolta riuscendo a mantenere un equilibrio tra estetica e funzionalità, ma altre volte degenerando in espressioni più superficiali e decorative.


